APS PENELOPE contro la violenza di genere nello SPORT – progetto GG-GOOD GAME

“Lo sport ha il potere di cambiare il mondo. Ha il potere di suscitare emozioni. Ha il potere di ricongiungere le persone come poche altre cose. Ha il potere di risvegliare la speranza dove prima c’era solo disperazione”. Nelson Mandela

 

La nostra Associazione come partner di APS ME.DEA contro la violenza sulle donne ha partecipato al progetto GG – GOOD GAME con cui ci si è poste l’obiettivo di portare all’attenzione del mondo sportivo il fenomeno della violenza di genere.

<< Negli ultimi anni il valore formativo dello sport nell’educazione si è visto riconoscere una consolidata dignità scientifica. … Le attività motorie sono rientrate a pieno titolo nelle scienze dell’educazione offrendo una nuova prospettiva culturale. Lo sport e le attività motorie sono portatori di uno straordinario potenziale educativo, se mossi da una vera cultura pedagogico-sportiva>>.

Rifacendoci al contenuto della preziosa ricerca contenuta nel report del 2018 “Nuotare contro corrente” edito da SaveTheChildren, la nostra associazione ha voluto seguire i passi della rivoluzionaria cultura pedagogico-sportiva per sostenere e progettare il proprio intervento, infatti abbiamo all’attivo numerose azioni sul territorio effettuate in “rete” con agenzie educative, famiglie ed istituzioni scolastiche. Fra questi anche un progetto inerente il tema bullismo in ambito scolastico.

Il bullismo è un disagio relazionale che riguarda l’aggressività interpersonale fisica o verbale, non circoscritto ad alcuna categoria anagrafica o sociale, e può manifestarsi nei gruppi di persone, soprattutto quelli costituiti da pari, che perdurano nel tempo, la cui appartenenza non è volontaria. Ciò che caratterizza il bullo sono l’aggressività verso i coetanei e verso gli adulti (sia genitori sia insegnanti), la mancanza di empatia e l’insensibilità verso i sentimenti altrui, che determinano l’incapacità di stabilire relazioni sociali positive, di creare veri e propri rapporti con adulti e coetanei. Il bullo prova piacere e soddisfazione nel sottomettere la vittima, mostrando inadeguatezza nel percepire e gestire emozioni ed affetti.

Tali comportamenti e modalità di relazione sono anticamera degli agiti violenti e al giorno d’oggi, sono molti i giovani che vivono una crisi d’identità capace di innescare sentimenti di insicurezza, vulnerabilità, fragilità e violenza. Ed è proprio in tale contesto simile che si colloca lo sport, come veicolo educativo. Crediamo che le discipline sportive sia innanzitutto un luogo privilegiato dove riconoscersi attivi socialmente e, al tempo stesso, vivere un’esperienza che aiuta a crescere umanamente.

Secondo l’indagine condotta dai ricercatori, tra i fattori protettivi per i minori in povertà educativa, oltre alla famiglia e a una scuola, trova un posto di grande rilievo anche lo sport, in particolare lo sport praticato a scuola come attività extracurriculare, lo sport inteso come attività socializzante, che permette ai giovani di indirizzare le proprie energie e canalizzarle all’interno di un contenitore sano, in un intreccio di valori educativi, abilità motorie e performance sportiva.

Dall’analisi svolta con il contributo dell’Università di Roma Tor Vergata, emergono infatti chiaramente una serie di fattori protettivi della resilienza educativa. La scuola, innanzitutto, è il luogo dove i bambini apprendono a comprendere, a vivere con se stessi, con gli altri, a costruirsi quel bagaglio di conoscenze ed esperienze che li accompagnerà per tutta la vita. L’offerta educativa di qualità a scuola rappresenta quindi un fattore protettivo primario della resilienza. La qualità si misura principalmente dalla capacità della scuola di “accogliere” il minore, stimolarlo all’apprendimento, sin dalla prima infanzia. L’insegnante e la sua relazione con i genitori e con l’alunno sono fattori essenziali della resilienza, così come la qualità delle infrastrutture scolastiche. La scuola, così come l’ambiente che circonda il minore, a partire dalla famiglia, è essenziale per l’acquisizione di quelle abilità definite “non-cognitive”, fondamentali per apprendere e vivere nel mondo di oggi, complesso, fatto di innovazione, rapidi cambiamenti, connessioni, quali la motivazione, la fiducia in se stessi, la perseveranza, le aspirazioni. Infine, la comunità ‘educante’ influenza fortemente la capacità dei bambini di superare le difficoltà. Luoghi dove è maggiore l’offerta educativa anche fuori dalla scuola, dove è possibile quindi svolgere attività sportive, ricreative e culturali, dove maggiori sono le opportunità di lavoro per i giovani, dove minore è l’incidenza della criminalità e della povertà, sono comunità dove i bambini e le loro famiglie, anche quelli in condizioni di maggior svantaggio economico, trovano gli stimoli ed il sostegno necessari a sviluppare percorsi di resilienza educativa.

La qualità degli spazi fisici della scuola influenza notevolmente le capacità di resilienza dei minori in maggior svantaggio economico. I bambini che frequentano scuole caratterizzate da un livello di infrastrutture che favoriscono l’apprendimento, misurato attraverso l’indicatore OCSE-PISA sulla condizione degli edifici, sia rispetto alla qualità delle aule e al funzionamento di cucina, riscaldamento ed elettricità29, hanno infatti, quasi il doppio delle probabilità di superare il livello di competenze minime sia in matematica che in lettura, rispetto ai loro coetanei che frequentano scuole con infrastrutture insufficienti.

La povertà educativa si manifesta anche nella privazione dell’opportunità di crescere ed apprendere attraverso lo sport, l’arte, la musica, la lettura. È possibile osservare gli effetti sulla resilienza, misurata attraverso i test in matematica e lettura, di alcune variabili riguardanti l’offerta educativa extracurricolare.

Maggiore l’offerta di attività extracurricolari, maggiore la probabilità dei minori di essere resilienti. L’attività extracurricolare aiuta il bambino ad apprendere, conoscere, a socializzare, a rafforzarsi emotivamente. Allo stesso tempo, rileva l’impegno della scuola, degli insegnanti a costruire un rapporto di appartenenza alla stessa, aumentarne l’attrattività, rafforzare la fiducia dei genitori e dei bambini stessi.

L’attività sportiva permette di tessere legami con le parti più profonde del sé e dell’Altro, in quanto avviene un incontro con la persona nella sua globalità, nel rispetto e valorizzazione della sua interezza bio-psico-sociale-etica-culturale.

Per i bambini è un gioco a tutti gli effetti che insegna loro ad ascoltare, osservare le regole, rispettare i compagni e socializzare.  Per gli adolescenti l’attenzione si sposta sull’acquisizione di una determinata forma fisica, sulla competitività e gli obiettivi da raggiungere.

In Italia, lo sport rappresenta un’importante agenzia educativa insieme alla famiglia e alla scuola perché propone momenti aggregativi che diventano spesso un’àncora di salvezza per molti giovani. Infatti, l’allenatore è investito di un ruolo fondamentale: diventa colui che pone con chiarezza gli obiettivi da raggiungere con l’attività sportiva specifica creando un patto relazionale con bambin*/ragazz* e famiglie. Affinché l’esperienza sportiva sia formativa, è dunque necessario che gli adulti siano testimoni e modelli positivi, attenti alle fasi di sviluppo di bambin* e ragazz*, capaci di far crescere allo stesso tempo l’atleta e la persona, pazienti nel non pretendere subito ciò che sarà possibile chiedere solo più tardi. Ciò significa essere adulti “significativi” che hanno a cuore la crescita fisica, tecnica, caratteriale ed emotiva. Adulti che si prendano cura della lealtà sportiva, il cosiddetto fair play, nel gioco di squadra come negli sport individuali, dove l’avversario non è un nemico da annientare ma un atleta con cui misurarsi, accogliendo e lanciando la sfida per la vittoria.

In tal modo, la figura dell’allenatore diventa centrale nella vita dei più giovani: ciò che un buon educatore sportivo è chiamato a fare è di svincolare l’autostima dei ragazzi dal risultato, stimolandone assunzione di responsabilità ed autonomia, salvaguardando il diritto di sbagliare per poi rimettersi in discussione e ricominciare.

I valori educativi delle attività sportive costituiscono un contributo fondamentale alla crescita come il rispetto dell’avversario, l’interiorizzazione delle regole del gioco, la spinta alla solidarietà, l’accettazione della sconfitta, la scoperta dei propri limiti e delle proprie potenzialità, la definizione e il rispetto dei ruoli, la determinazione dei tempi, ecc… Sono tutte competenze intellettive trasferibili in altri contesti di vita quotidiana e , a nostro giudizio, hanno rappresentato le colonne portanti delle attività proposte. Infatti, poter incontrare giovani provenienti da differenti discipline sportive, ci ha permesso di conoscere e apprendere i valori che animano le loro gare e/o partite.

Il senso comune di appartenenza e partecipazione sono armi che possono portare ad una maggiore coesione economica e sociale oltre ad una maggiore integrazione tra le parti della società.

Infatti anche per i gruppi meno rappresentati (come persone con diverse abilità o che provengono da contesti sfavoriti) lo sport, a prescindere dall’età, dalla religione o dall’origine sociale, ha una grande valenza aggregativa, promuovendo anche il benessere fisico e sociale.

Infine, la partecipazione dell’educatrice volontaria della nostra associazione ci ha permesso di coniugare e dare rilevanza ad aspetti positivi come servizio, disponibilità e presenza nel sociale, educazione sportiva e politica, gratuità e protagonismo. Il nostro compito di adulti è di essere d’esempio per tutti/e i/le giovani del mondo sportivo al fine di dar vita ad una cultura dello sport che permette all’atleta di crescere, svilupparsi e formarsi a diventare uomini e donne consapevoli.

PARTE SULL’ATTIVITÀ PROPOSTA

Per le azioni svolte nel progetto l’equipe ha lavorato per definire l’ultimo modulo operativo del percorso ideato e progettato con le altre associazioni partner e le operatrici del gruppo prevenzione del centro antiviolenza Me.dea.

Partendo dall’esperienza pregressa di APS Penelope in ambito preventivo è stata proposta una riflessione condivisa, declinata successivamente in una modalità più esperienziale, basata sulla scrittura poetica.

Il tema che l’èquipe ha deciso di affrontare insieme agli/alle atleti/e ha riguardato in modo specifico le azioni di gioco. Il termine azione indica “la capacità di produrre determinati effetti” e in ambito sportivo può essere corretta o scorretta. I giocatori sono stati esortati a mimare i falli, riflettendo su come questi gesti possano generare violenza e come ci si sente ad agirli e a subirli. L’incontro si pone l’obiettivo di portare all’attenzione il fatto che spesso non vi siano intenzionalità e consapevolezza nell’agire violenza, perché fanno parte degli atleti, della disciplina sportiva e dell’interazione con l’avversario. Diverse infatti sono state le risposte dei/delle giocat* in base allo sport praticato: i calciatori hanno espresso la necessità di commettere fallo per fermare il gioco oppure per raggiungere obiettivi personali che non sempre corrispondono al benessere della squadra. Gli atleti di arti marziali, hanno invece riportato come primo valore delle loro azioni il RISPETTO. Gli sportivi del Rugby, invece, ci hanno mostrato una visione ancora diversa, determinata anche dalla portata fisica, esplicitata con una prestanza e “prevaricazione” fisica necessaria per finalizzare l’azione. In ogni caso non è giustificato in alcun modo l’agito aggressivo, determinato da precise sfumature dei gesti fisici, come l’angolazione del gomito per effettuare i placcaggi.

Per raccogliere tutte le emozioni, i pensieri, le sensazioni suscitate durante il confronto con i/le ragazz*, nella seconda parte dell’incontro, abbiamo proposto un’attività creativa che, attraverso il Metodo Caviardage®, ha permesso di scrivere brevi testi poetici che racchiudono i valori dello sport.

Il Metodo Caviardage è un metodo didattico di scrittura poetica, creato e diffuso in Italia da Tina Festa, che aiuta a scrivere poesie attraverso tecniche ben definite partendo da testi già scritti.

Associare poesia e sport è stata una scelta pensata per offrire l’occasione agli atleti e alle atlete di dare valore e peso alle proprie emozioni, perché poter esprimere ciò che loro provano non è una cosa di poco conto. Questo genere di scrittura poetica deve essere inteso, non come genere letterario, ma come atto creativo e generativo in quanto la poesia è espressione di sentimenti di bellezza che abitano dentro ognuno di noi. Imparare a conoscerli e ascoltarli e ciò che può prevenire agiti violenti che non vorremmo subire in prima persona.

Attraverso la tecnica del CUT UP abbiamo fornito ai/alle ragazz* mucchietti di parole stampate e tagliate, inerenti al contesto sportivo chiedendo di riassumere il loro pensiero etico e valoriale sullo sport che praticano.

I/le partecipanti hanno accolto la consegna in modo proattivo, superando l’iniziale difficoltà di trovarsi davanti a un materiale artistico sconosciuto e avendo timore di non riuscire ad assolvere la richiesta. Successivamente, si sono messi in gioco con serenità e desiderio di collaborare, scambiandosi parole, colle, pennarelli, commentando ironicamente le produzioni ma, al tempo stesso, complimentandosi a vicenda.

Riportiamo di seguito alcuni esempi degli elaborati poetici prodotti:

“La speranza, il rispetto, la felicità, il gioco di squadra, sono regole da rispettare”

“Una partita è equilibrio, significa giocare allo stesso livello”

“È importante vincere o perdere con rispetto”

“Lo sport insegna a rispettare le regole e che vincere da un premio ma la sconfitta insegna”

 

 

Sitografia e bibliografia:

https://www.savethechildren.it/blog-notizie/valore-formativo-dello-sport-perche-e-importante-dall-infanzia

https://www.pedagogia.it/blog/2016/07/13/la-valenza-educativa-dello-sport/

https://www.savethechildren.it/cosa-facciamo/pubblicazioni/nuotare-contro-corrente-povert%C3%A0-educativa-e-resilienza-italia#:~:text=Venerd%C3%AC%2C%20Maggio%2011%2C%202018%20Il,vivono%20nei%20contesti%20pi%C3%B9%20disagiati.

https://eticanellosport.com/sport-strumento-educativo-sociale/

Rivista “Juvenilia- polisportive giovanili salesiane” PGS Italia, n.1 e n.3 , anno 2011

Di Pietro M. (2015), Cos’è il bullismo. Il bullismo nella scuola: perché alcuni bambini diventano bulli, E.R.E. Educazione Razionale Emotiva, www.educazione-emotiva.it/ bullismo-scuola.htm

 

Rugby Alessandria